Nardi Catin marionettista di Mariana – Brasile

Testo di Gianfranco Zavalloni – addetto culturale al Consolato di Belo Horizonte -:
Fili di memorie, fili di immaginazione, fili di marionette che si riannodano dopo 87 anni.
Catin Nardi un marionettista di Mariana – Brasile -, capoluogo delle miniere d’oro e terra di emigrazione romagnola

Il 15 novembre scorso mi trovavo, insieme a mia moglie Stefania, a Mariana, una storica cittadina brasiliana dello stato del Minas Gerais. Qui, nelle profonde miniere d’oro, dopo l’abolizione della schiavitù, sono venuti a lavorare anche molti emigranti italiani. E qui, mentre ci stavamo dirigendo in taxi alle antiche miniere d’oro, Stefania intravede una scritta pubblicitaria e mi dice: “Guarda che ho visto l’entrata di un Museo delle Marionette”.
Tornati dalla Miniera cerchiamo il museo. Ci troviamo davanti ad un locale piccolo ma delizioso. Il museo è gestito da una bella e dolce signora brasiliana (che saputo della mia passione per i burattini ci accoglie con entusiasmo) e da suo marito Catin Nardi, un marionettista trasferitosi in Brasile dall’Argentina. Un minuscolo bar, un laboratorio per la costruzione dei pezzi, un teatrino di marionette da 50 posti, un museo con personaggi stupendi costruiti dallo stesso Catin. Ci porta nel teatro e ci rappresenta dal vivo tre pezzi di un suo spettacolo.
Lui è figlio d’italiani e suo nonno emigrò nel 1923 dalla campagna italiana. Catin vorrebbe ritrovare le origini della famiglia che ricorda provenire da Francavilla d’Avila, capire se ci sono parenti in Italia, andarli a conoscere. La nostalgia della terra d’origine della famiglia è una delle problematiche più sentite dagli italo-discendenti, figli di emigranti. Parlando scopriamo che non è Francavilla d’Avila il piccolo paese della provincia di Ascoli Piceno da cui è partito il nonno, bensì Francavilla d’Ete, dove Stefania, prima di trasferirsi in Romagna, è stata maestra quattro anni e ha avuto fra i bambini un certo Nardi.
Bene, ritornati a Belo Horizonte iniziamo i contatti con il Comune e la Parrocchia di Francavilla d’Ete, ritroviamo i dati della famiglia Nardi e scopriamo che del nonno del marionettista Catin è ancora viva la sorella Vittoria, di 97 anni. Tornati per alcune settimane in ferie in Italia, con in mano alcune foto, andiamo a cercare l’anziana signora, nonché i figli e i nipoti. L’emozione e la sorpresa sono indescrivibili quando la signora e i parenti scoprono di avere dall’altra parte dell’oceano, nipoti, cugini, pronipoti. Vittoria aveva ricordato spesso nella sua vita il fratello Giulio, che all’età di 17 anni, 86 anni fa, si imbarcò dal porto di Genova per cercare fortuna in America. Vittoria non ha sentito più la voce di suo fratello. Aveva solo ricevuto due foto del matrimonio. Ma poi più nulla. Non sa se aveva avuto figli, non sa quando è morto. Sa solo che era partito per l’America e l’America poteva significare Canada, Stati Uniti, Centro America, Brasile, Uruguay, Argentina.
Catin tornerà dal 26 maggio al 16 giugno 2009 nelle Marche, a Francavilla d’Ete per incontrare per la prima volta la sua famiglia. Porterà con sé, nella valigia, le marionette.
Ho saputo nel frattempo che è reputato uno dei più bravi marionettisti brasiliani. Nel repertorio del suo Teatro di Marionette c’è uno spettacolo da titolo “La giornata di Peppino”. Peppino è un contadino italiano, emigrante in Sud America, che si sposa una donna di colore e coltiva la terra rossa del Brasile, così come aveva imparato da piccolo nelle dolci colline del Sud delle Marche.
In questo viaggio tanto atteso in Italia, Catin sarà lieto di presentare, un suo saggio di marionette. Uno spettacolo di circa 40 minuti dal titolo Musicircus.

Da Gianni Bonali -spettatore il 30.5.2009 a Borello –
Le miniere di Formignano e Catin Nardi

Qualcosa di antico e nobile, che profuma di lavoro e libertà. Sono le miniere ed i minatori. Si scende nei meandri della Terra ed accade, nell’avventura della vita immersa nell’oscurità, anche di morire. Come tanti anni fa, ma anche come ai giorni nostri: nelle miniere cinesi ed ucraine, solo per citare le ultime vicende della cronaca. O in qualche Paese sudamericano, spesso dimenticato dai network televisivi internazionali, dove la vita di uomini, donne e bambini è ancora scandita dalle picconate e dal fragore degli esplosivi.
Vite vissute sotto terra, di persone dimenticate che sperano di rivedere la calda luce del sole dell’avvenire.
In un caldo pomeriggio di maggio, con moglie e figlie, riallaccio i fili di una storia affascinante ed oscura, ricca di gesti quotidiani e di aneliti di libertà e riscatto.
Sono alle Miniere di Formignano e la passione di Pier Paolo Magalotti della Società di Ricerca e Storia della Romagna Mineraria ci conduce in una visita che mi ha commosso ed ha toccato in profondità la mia sensibilità di appassionato di storia e cultura locali.
Il sito di Formignano, oggetto di recupero storico-culturale e di valorizzazione ambientale dell’intera area all’interno della quale si trova l’ex miniera di zolfo, mi spinge ad immaginare la vita e i volti scuri dei minatori che lavoravano in questo luogo. Il verde lussureggiante dei prati circostanti ha cancellato la polvere e la terra riarsa delle origini, ma non la memoria ed i lamenti delle funi d’acciaio che conducevano i minatori verso il lavoro quotidiano.
Il montacarichi che scende e non arriva mai, il silenzio dei minatori che si immergono nel ventre della Madre Terra, ad una profondità in cui i pensieri diventano pesanti e le membra cercano una speranza di risalita, schiacciate dalla fatica e da un buio ostile e misterioso.
E’ l’uomo che per procurarsi il pane lavora spesso a torso nudo scambiando qualche battuta con il compagno vicino tra il frastuono dei martelli pneumatici o dei picconi in epoche più antiche.
Nelle strette gallerie il balletto di deboli luci e delle torce dei minatori rianima una roccia colpita che riempie i carrelli e svuota le braccia degli uomini.
Ma il pensiero corre alla luce e all’aria in superficie, dove all’arrivo tutto sembra, ogni giorno, nuovo ed indimenticabile.
Gli occhi stanchi e la fatica di un lungo giorno di lavoro lasciano spazio ad un sorriso smarrito di un uomo che è riemerso dalle profondità della terra. L’anima, per un attimo, diviene leggera ed i pensieri tornano a rincorrersi come nella mente di un fanciullo che assiste allo spettacolo dei burattini.
Dal sito di Formignano ci trasferiamo nel teatro parrocchiale di Borello, dove l’artista brasiliano Catin Nardi, un marionettista trasferitosi in Brasile dall’Argentina, allieta gli spettatori presenti.
Nardi è figlio di italiani e suo nonno emigrò nel 1923 dalla campagna italiana: è ritornato dal Brasile con una valigia di marionette, nella terra del nonno partito emigrante.
Catin Nardi proviene da Mariana, una storica cittadina brasiliana dello stato di Minas Gerais. Qui, nelle miniere d’oro, dopo l’abolizione della schiavitù, sono venuti a lavorare anche molti emigranti italiani.
Lo spettacolo dei burattini è unico ed immaginifico e l’artista Nardi con mimica e voce fa rivivere le marionette, frutto della sua sapiente maestria di artigiano.
Un artista viaggiatore che incanta adulti e bambini, che con occhi sognanti e divertiti assistono ad un’esibizione che ci riporta al teatro di strada, dove il confine tra realtà e finzione diventa sottile e mutevole.
Voci, fuoco, luci, musica ed ombre: questi gli ingredienti di Catin Nardi, conditi da un talento naturale e da una capacità di comunicazione straordinari.
Lo spettacolo finisce, l’artista saluta il pubblico e le mie figlie mi richiamano verso l’uscita.
Ero rimasto seduto a fantasticare tra minatori e burattini, storia e lavoro, cultura e fatica.
Ho riannodato, per un attimo, in un viaggio della mente, i fili della storia dei minatori di Formignano con la fatica ed il lavoro dei miei antenati, tra le angosce, le gioie ed i tormenti di una vita passata nei campi e nelle fabbriche a lavorare ed a lottare per un futuro migliore.
Le mie figlie mi abbracciano e nei loro occhi leggo gioia e stupore, curiosità e riconoscenza per aver potuto vivere una bella esperienza tra passato e presente, tra storia e cultura.