L’inchiesta agraria “Jacini” nel circondario cesenate

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Il 15 marzo 1877 con legge n° 3730 fu promossa dalla Camera dei deputati un’inchiesta agraria. L’incarico di indagare su tutto il territorio nazionale fu affidato ad una commissione presieduta dal conte Stefano Jacini.
Perché si senti la necessità di far partire una raccolta di informazioni dettagliate sullo stato dell’agricoltura?

Il quadro generale che si presentava in quegli anni per l’agricoltura (vi era occupato circa il 68% della popolazione attiva) era di arretratezza anacronistica, salvo qualche isola di sviluppo in Val Padana, grazie anche alle grandi opere di bonifica iniziate sin dal 1872, in particolare nel Ferrarese.

Nel Meridione il latifondo terriero manteneva in uno stato semifeudale i rapporti tra proprietari e contadini. Quasi per nulla era sviluppata la piccola proprietà terriera.
Al centro e al nord le grandi proprietà terriere si alternavano ai piccoli poderi. La presenza di colture miste assicurava condizioni un po’ più decenti, ma sempre ai margini di un decoroso vivere sociale.

Leggi infelici e dannose, come quella “sul macinato”, in particolare, introdotta il 21 maggio 1868 e che sarà in vigore dal l’ gennaio 1869, si accanivano su quel ceto popolare già ridotto a una vita grama e miserevole. (Per inciso, dal gennaio 1869 si verificarono agitazioni e rivolte contadine in quasi tutta la penisola, con particolare recrudescenza in Emilia-Romagna. Venne calcolato che le vittime di questi moti furono 250, qualche migliaio i feriti).

(Stefano Jacini, politico ed economista (1826-1891). Studioso di economia agraria, collaboratore di Cavour, fu deputato della destra storica e poi senatore. Ministro dei lavori pubblici nei governi Cavour, La Marmora e Ricasoli. Dopo l’avvento della sinistra (1876) gli fu affidata dal Parlamento la direzione dell’Inchiesta Agraria (1877-1884), alla quale il suo nome resta legato.)

In questa situazione nasce l'”l’inchiesta agraria sulle condizioni della classe agricola”
Il lavoro per il Circondario di Cesena viene svolto da due ingegneri definiti “tecnici del territorio”, elaborando ognuno una propria monografia: il marchese ing. Filippo Ghini e l’ing. Federico Masi.

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