Miniera Boratella 1

COMPRENSORIO CESENATE DAL 1861 AL 1962
Il GRUPPO MINIERE DI BORATELLA comprende le tre miniere di “Boratella I”, “Boratella II” e”Boratella III” situate sulla sponda del rio Boratella ed all’altezza della strada comunale per Le Ville di Monteiottone. Queste dunque, pur facenti parte dello stesso giacimento, erano autonome sotto il profilo tecnico e amministrativo.

BORATELLA I (in Comune di Mercato Saraceno)

Posta sulla sinistra del torrente Boratella ed alle falde del colle, che si innalza fra il torrente stesso ed il torrente Borello, interessa le parrocchie di Falcino, Piavola, Ciola e Monteiottone. La potenza dello strato coltivato era elevata, aggirandosi sui 4/5 metri, certamente il giacimento più ricco scoperto in Romagna.

Nel 1862 la concessione era in mano alla società di Natale Dellamore, che la gestirà, passando da una fase iniziale di ricerca ad una di sviluppo con produzione intensa sino al 12 agosto 1869 quando, con rogito del notaio Trovanelli di Mercato Saraceno, sarà ceduta, in parti uguali, al conte Taveggi di Bologna ed all’ing. belga Giovanni de Rechter. In data 8 ottobre 1871, con rogito notaio Cassinis di Torino, i nuovi proprietari vendevano la miniera a due banchieri: uno londinese Giovanni Stanisforth e l’altro parigino Martin Wolfang Scheyer.

Con atto d’associazione veniva fondata, il 28 ottobre 1871, la “Cesena Sulphur Company Limited”, con un capitale di 350.000 lire sterline (circa 8.750.000 di lire italiane), diviso in 35.000 azioni da 10 sterline l’una e con lo scopo d’acquistare dai due banchieri diverse miniere nel Cesenate. La compravendita veniva regolarizzata, il 28 aprile 1872, tramite la Banca Geisser di Torino, mandataria della società londinese, e subito dopo, il 18 luglio 1872, con regio decreto la Cesena Sulphur Company aveva l’agibilità commerciale nel Regno d’Italia. Sin dal maggio 1873, come direttore ed amministratore delegato delle miniere cesenati di proprietà della società inglese, era chiamato il giovane ing. Francesco Kossuth, figlio del patriota ungherese Lajos, di appena 32 anni.

Negli anni dal 1874 al 1880, che avevavo rappresentato, in generale, per tutta l’industria zolfifera romagnola il periodo di massimo sviluppo, la produzione media annua della Boratella I° si aggirava sulle 10.000 tonnellate di zolfo grezzo e con un impiego di manodopera sulle 1200 unità. Il trasporto del materiale dalla miniera alla strada provinciale Borello-Mercato Saraceno avveniva, per la maggior parte, tramite la “ippoferrovia” (ferrovia a cavalli), costruita da Natale Dellamore, affittuario della miniera Boratella III, in quanto la strada comunale, che conduceva a Monteiottone, durante i lavori di posa dei binari era stata quasi distrutta, impedendone di fatto l’usabilità, specialmente nel periodo invernale.

Il carteggio in Tribunale, presso l’ Archivio di Stato di Forlì, per le continue liti fra il Dellamore, particolarmente esoso nei pedaggi, e la Società inglese é oltremodo voluminoso. Gli anni che vanno dal 1880 al 1887 furono viceversa anni di crisi profonda per l’industria romagnola dello zolfo, che veniva messa in ginocchio dalla sensibile diminuzione del prezzo per tonnellata (circa il 45%)e dalla concorrenza degli zolfi siciliani, che avevano costi di produzione più bassi e vantaggi nel trasporto del minerale. La Cesena Sulphur Company per tentare di arginare il calo del prezzo dello zolfo per tonnellata, bloccava la vendita del suo prodotto, facendo ricorso, per far fronte alle spese correnti, ad ulteriori prestiti con la banca torinese U. Geisser; l’esposizione del passivo cambiario, nell’esercizio 1879, passerà da £. 150.000 a £. 953.950 e con conseguente pagamento di forti tassi d’interesse.

Questa situazione non poteva che sfociare nel fallimento della Cesena Sulphur Company, avvenuto il 27 maggio 1887, allorché l’ing. Kossuth portava i libri contabili al Tribunale di Forlì.
La miniera rimaneva attiva, grazie soprattutto alle iniziative del Curatore fallimentare, avvocato Pietro Turchi di Cesena, nominato il 17 giugno 1887, e che era stato autorizzato dal Tribunale di Forlì a proseguire l’esercizio provvisorio per cercare di pagare i crediti privilegiati ( salari agli operai, imposte etc.) ed in parte i crediti chirografari e tentare di portare gli stabilimenti industriali in “assetto di esercizio”per cercare di trovare qualche acquirente, senza arrivare alla liquidazione dell’impresa, che non avrebbe prodotto nessun beneficio.
Il lavoro e l’organizzazione in miniera cambiavano notevolmente per cercare di ridurre al minimo le spese di esercizio.

L’ing. Kossuth, che risultava creditore per onorari arretrati della societˆ fallita per la notevole somma di £.7.839, vi rinunciava a favore degli operai; inoltre durante l’esercizio provvisorio era di grande aiuto al Curatore Fallimentare, che cos“ si esprimeva: .. ” il comm. Kossuth si presterˆ gratuitamente a coadiuarmi colla sua esperienza e con il suo consiglio nell’impianto della nuova gestione.”

L’avvocato Pietro Turchi, esponente illuminato del repubblicanesimo romagnolo, profuse in questo nuovo incarico tutte le sue forze per vedere di : .. “ottenere quella soluzione, la quale possa riuscire di maggiore vantaggio a tutti gl’interessati, e valga a scongiurare la immensa iattura, che al nostro paese cagionerebbe la cessazione dell’industria delle Miniere Zulfuree.”
Nel 1889 la concessione veniva presa prima dalla ditta Luigi Trezza e poi dalla Società anonima Miniere Solfuree Trezza-Albani di Romagna.

Pietro Turchi, curatore fallimentare della Società Cesena Sulphur Company. Nel 1903 la miniera era definitivamente abbandonata, solo nel 1917 la società Montecatini raggruppava la Boratella I con altre concessioni limitrofe; i lavori di ricerca e di sfruttamento erano alquanto limitati. Ê Miniera di Boratella I, anni 1890-1900: preparazione dei calcaroni per la fusione.