Miniera di Valdinoce

VALDINOCE (in Comune di Teodorano e poi Meldola)

La miniera di Valdinoce era in attività già nel 1500, allorché il fiorentino Paolo Antonio Valori si impegnava a sfruttarla assieme ad altre miniere del cesenate, dietro pagamento di 4000 libbre di zolfo alla Camera Apostolica.
La concessione nel 1862 era in mano ad Alessandro Flori, Marzoli Federico, Saragoni Giuseppe e Turci Angelo, che nel 1867 avevano praticato esplorazioni e sondaggi nel letto del Rio Paladino con una galleria lunga 1200 metri, incontrando numerose tracce d’antichi lavori.
Nel 1872 la miniera passava in proprietà al marchese Alessandro Albicini, ma l’estrazione dello zolfo era alquanto limitata e la coltivazione s’alternava a periodi di completo abbandono.

Nel 1894 la produzione si intensificava e ciò sino al 1906, quando un’invasione di acque faceva abbandonare nuovamente i lavori, che riprendevano nel 1919 dalla societˆ “Zolfi”, nuova proprietaria, nella località denominata “La Rossa”, scavandovi una particolare discenderia. Dal 1924 al 1928 sia nei cantieri di “Paladino” che nella “La Rossa” la produzione raggiungeva le mille tonnellate di zolfo grezzo e con l’impiego di circa 180 operai.

La chiusura definitiva avveniva all’inizio del 1929, anche a seguito di gravi incidenti in galleria dovuti allo scoppio di gas grisou. La testimonianza orale del minatore Zignani Quinto Alvaro di un incidente, avvenuto nella miniera del “Paladino” nel novembre 1927, dove trovava la morte suo padre Ugo, sorvegliante, resta una pagina quanto mai drammatica nella storia della miniera.