Miniera di Formignano

Va inteso sotto la denominazione “Formignano” il complesso delle miniere “Busca-Montemauro” e “Luzzena-Formignano” che in origine erano coltivazioni ben distinte ma di fatto con l’ampliamento delle gallerie sotteranee diventano comunicanti fra di loro.

FORMIGNANO (in Comune di Cesena)

Si ha notizia delle prime escavazioni nel 1556.
Nel 1816 il conte G. Cisterni, originario di Ancona, ma nato e residente a Rimini, personaggio di larghe vedute, riusciva a rastrellare ingenti capitali e ad acquistare le miniere di Perticara e Marazzana nel Montefeltro e Formignano nel Cesenate, costruiva inoltre, a Rimini, uno stabilimento chimico ed una raffineria di zolfo, che era rifornito quasi esclusivamente dalle miniere prima indicate.

In data 3 settembre 1829, erano impiegati nelle tre miniere del Conte Cisterni circa 500 dipendenti, ed occorrevano mensilmente “300 birocciari” per il trasporto degli zolfi a Cesena ed a Rimini. Ma i debiti contratti per sostenere le spese di modernizzazione degli impianti lo portavano ben presto alla bancarotta ed alla chiusura delle miniere nel febbraio del 1837. Due industriali francesi del settore tessile, Agostino Picard di Avignone e Carlo Pothier dei Vosgi, frequentatori del mercato di Cesena per approvvigionarsi di acido solforico, necessario alle loro industrie manifatturiere, acquistavano, tramite la Soc. Augustin Picard & C., nel luglio del 1838, per 700.000 franchi, le miniere possedute dal Conte Cisterni.

Nel 1840, a Formignano venivano portati avanti i lavori per un pozzo verticale a forma quadrata e di una profonditˆ di mt.120. La societˆ francese, sebbene avesse raggiunto una produzione di zolfo di 2.700.000 libbre anno (circa 1.100 tonnellate), non chiudeva i bilanci in attivo e giˆ nel 1841 non era pi in grado di pagare nŽ gli operai nŽ i creditori, per cui, il 3 agosto 1842, il Tribunale di Rimini ne dichiarava il fallimento. Il 21 febbraio 1843 fu costituita a Bologna la societˆ in accomandita “Nuova Societˆ delle Miniere Solfuree di Romagna”, che acquist˜ le miniere della fallita societˆ francese. I principali azionisti furono i fratelli Pizzardi, Rasori, Carega, Antonio Zanolini, Marco Minghetti, futuro primo ministro dello stato italiano nel marzo 1863, e per cinque azioni anche il compositore Gioacchino Rossini.
Il 14 febbraio del 1855 la suddetta societˆ si trasformava in societˆ anonima con un capitale sociale di lire 1.170.000, portato nel 1863 a lire 2.860.000 e con la nuova denominazione “Societˆ delle Miniere Solfuree di Romagna” e ricevendo, tramite regolare atto dell’ 8 maggio 1857, la concessione dalla Camera Apostolica, non senza contrasti ed opposizioni.

Dopo l’unitˆ d’Italia, 1861, veniva di nuovo messa in discussione il principio della demanialitˆ delle miniere; addirittura nel 1862 il ministro dell’Agricoltura ed Industria, Gioacchino Pepoli, elaborava un tentativo, peraltro fallito, d’unificare la legislazione delle miniere sulla base delle leggi precedenti in atto nel Regno delle due Sicilie ed in Toscana, che prevedevano essere la proprietˆ delle miniere in mano ai possidenti dei terreni sovrastanti, escludendo qualsiasi demanialitˆ. Miniera di Busca Montemauro in una foto di inizio secolo Un fitto carteggio, all’inizio del 1863, fra il gerente della Societˆ, avv. Zanolini, ed il Ministero dell’Agricoltura ed Industria, insediato ancora a Torino, portava ad una serie di controlli ed ispezioni da parte del Corpo Reale delle Miniere. Notizie dettagliate dell’ing. Giordano, che relazionava il 16 marzo 1863 al ministro delle finanze Quintino Sella, sulle miniere di Busca, Formignano e Montefeltro, dava un quadro preciso e dettagliato della situazione. Azione della Societˆ delle Miniere Solfuree di Romagna con sede a Bologna, proprietaria delle miniere di Formignano e Perticara.
Nel 1896 la Societˆ bolognese, a seguito della persistente crisi dell’industria zolfifera, era messa in liquidazione e l’attivitˆ d’estrazione andava avanti con alterni tentativi di gestione cooperativa da parte di alcuni impiegati ed operai, sin quando la Societˆ Luigi Trezza, poi divenuta Societˆ anonima Miniere Solfuree Trezza-Albani di Romagna, ne rilevava la proprietˆ nel 1899. Panoramica della miniera di Formignano (inizio secolo) Miniera di Formignano: costruzione dei forni Gill (inizio secolo). Ê Nel 1917, durante la prima guerra mondiale, l’ing. Guido Donegani, per conto della Soc. Montecatini, acquistava tutte le concessioni della Societˆ Trezza-Albani mantenendo, in sostanza, in funzione le sole miniere di Formignano e Perticara.

Il 29 marzo 1919, grazie all’interessamento dell’on.le Comandini e del sig. Armando Bartolini, responsabile sindacale dei minatori della Camera del Lavoro di Cesena, veniva raggiunto l’accordo con la Societˆ Montecatini per fissare l’orario di lavoro in otto ore giornaliere. Negli anni 1922 e 1923, per effetto di una grave crisi dell’industria zolfifera, la miniera di Formignano veniva momentaneamente chiusa e cos“ pure, per un breve periodo, durante il secondo conflitto mondiale.

Agli inizi del secolo vi erano in attivitˆ 44 forni Gill, 2 calcheroni ed uno doppione per la fusione dello zolfo ed una teleferica, di circa 1 km., che dalla Busca trasportava il materiale nella localitˆ delle “Aie” di Formignano. Miniera di Formignano ad inizio secolo: forni doppioni per la fusione dello zolfo Miniera di Formignano ad inizio secolo: costruzione di forni Gill Miniera di Formignano: calcaroni e forni doppioni. Anno 1930 Negli anni 1953-54 la Montecatini, nel tentativo d’esplorare una vasta zona all’estremitˆ della galleria dello 11¡ livello, apr“ un nuovo pozzo (nuovo pozzo Montemauro), in localitˆ Tessello, e situato a poco pi di 3 km. verso nord-ovest dal piede della discenderia d’estrazione di Formignano, anche questo tentativo non dava grossi risultati in quanto la potenza dello strato, di mt. 0,60, era debole e di poca consistenza.

La chiusura definitiva della miniera era sancita nel 1962 per esaurimento o, pi precisamente, perchŽ la lavorazione, a causa dell’impoverimento dello strato solfifero e della gran profonditˆ raggiunta, era divenuta antieconomica. La produzione di zolfo grezzo fu stimata nel periodo dal 1861 al 1962 in 409.000 tonnellate, vi lavorarono in media 250 operai, la punta massima s’ebbe nel 1910 con 441 lavoranti. Miniera di Formignano, anni 1939-1940: panoramica Miniera di Formignano, anni 1950-1955: gruppo di minatori Miniera di Formignano, anni 1950-1960: inizia il turno di lavoro. Miniera di Formignano, anni 1950-1956: uscita dal turno di lavoro. La foto sopra e le due seguenti ritraggono il plastico costruito in scala 1:100 da Leopoldo Fantini nel 1996 del complesso dei fabbricati, delle officine, dei forni Gill e calcaroni della miniera di Formignano.