Nazzareno Trovanelli

(di Tullia Conti)

Come potrei iniziare a parlare di Nazzareno Trovanelli senza prima ricordare una Sua frase? “Un uomo si definisce tale, quando ha per madre la moralità”; e Trovanelli della moralità fece la base della Sua esistenza.
Il Suo aspetto era inelegante: vestiva sempre di nero (inverno-estate) e gli abiti erano in disordine; non dava certo una bella impressione di sé.
Era uomo molto riservato, timido e taciturno; di bassa statura, completamente calvo. Una folta barba bianca, che curava moltissimo, gli copriva il viso (definiva la sua barba “onor del mento”).
Faceva parte del “Partito Monarchico Costituzionale”, che Lui definiva “difensore della libertà e dell’ordine”.
Aveva formato il Suo pensiero politico nel periodo post-risorgimentale, e con grande convinzione sosteneva tutto quello che il Risorgimento aveva lasciato in eredità, nel bene e nel male. Si definiva ateo, razionalista, anticlericale avverso alla chiesa e alla sua politica temporale, che definiva “corrotta e tarlo malefico della società”.
Disapprovava il Suo nome, che gli era stato dato dai suoi genitori, molto religiosi.
Nutriva una forte ostilità anche per quella parte minoritaria di cattolici e del clero che, chiedendo certe rivendicazioni e manifestando idee più aperte, erano convinti di chiarire certi concetti relativi alla realtà sociale e storica del momento.
Spesso il Suo livore verso il clero e le sue negatività lo portavano a discussioni accalorate, tanto da fargli disconoscere anche la verità storica e a deridere argomenti importanti e seri.


Alcuni pensieri del Maestro:

  • “Temo più la sottana nera dei preti che le spade dei soldati”
  • “Amate con la mente e col cuore la vostra città: Cesena della cultura, della libertà e della grande magnificenza dei principi Malatesti”
  • “Un uomo non si sentirà mai solo se sceglierà come amico lo studio. Non verrà mai tradito”
  • “E’ più giusto che una società speri nell’amicizia che affidarsi alla giustizia”
  • “Di tutti i beni che la saggezza ci porge, il più prezioso è l’amicizia”
  • “Inutile definire cosa è la vita, il perché ci viene data e il perché ci viene tolta: la vita E`”
  • “Credere nelle cose belle e saper parlare con la realtà della vita”
  • “Pretendere la riconoscenza dalle persone che hai beneficato, oltre che un errore, è una grande ingenuità”

Trovanelli aveva il suo studio notarile e l’abitazione in corso Garibaldi, nell’antico palazzo Ghiselli (poi Trovanelli). Quel palazzo, non molto tempo dopo la sua morte, divenne sede delle Poste, della Pretura e del Commissariato di P.S.. Fu demolito nel 1950: ora al suo posto c’è Piazza della Libertà.
Amava il silenzio e la penombra perché nel silenzio poteva “dialogare con se stesso” e la sua concentrazione mnemonica diventava assoluta; “Amo il mio studio” … uno studio con tanti libri, giornali e “minute” scritte da mio padre … quanta fatica!
Aveva una speciale predilezione per le ricerche storiche, e quando decideva di iniziare uno studio inerente a questa disciplina si escludeva completamente dal mondo esterno: la sua mente viveva in simbiosi con le ombre del passato. Le sue labbra si muovevano impercettibilmente, senza emettere alcun suono: parlava forse veramente con i suoi “amici”? Mistero.
Si recò più volte a Firenze perché i suoi studi lo avevano portato a credere fermamente che in qualche archivio esistessero lettere inedite scritte da Novello Malatesta. La sua meticolosa ricerca e le sue intuizioni vennero premiate: le lettere esistevano nell’Archivio di Stato di Firenze (14 lettere).
Era una persona abitudinaria (sempre le stesse cose alla stessa ora): il mattino andava all’Ufficio notarile Comunale; nel pomeriggio visita alla Malatestiana, della quale era sovrintendente, e, intorno alle 17, nel suo ufficio notarile, in Corso Garibaldi.
Pochi i passatempi: amava passeggiare sotto i polverosi portici della città; qualche volta saliva su una carrozza pubblica e si faceva portare al Bar della Stazione dove il gentile Casali gli offriva buonissimi dolci di cui era goloso.
Spesso si fermava al Caffè Forti dove qualche conoscente lo invitava ad una partita a carte. E poi studio, politica, silenzio, meditazione.

Trovanelli giornalista.
Fu uno dei primi intellettuali ad interessarsi di giornalismo. Nel giugno del 1889 esce il primo numero de “Il Cittadino – giornale della domenica”, scritto ed ideato quasi totalmente da Trovanelli.
Era un settimanale improntato sulla politica, ma metteva a conoscenza dei lettori anche fatti e personaggi di una provincia non proprio serena che viveva fra grandi passioni politiche e profonda attività culturale.
“La vera verità” da “tradurre in articoli” il Maestro la trovava nella periferia di Cesena, dove poveri ed umili cittadini esprimevano i loro concetti con franchezza e anche con qualche trivialità. Il partito (democratico costituzionale) nel 1910 attraversò un momento difficile che dovette fronteggiare con molta fermezza. I conservatori e gli agrari, rappresentati dal conte Saladini Pilastri, attaccarono con forza il gruppo più moderno del Trovanelli e dei suoi giovani sostenitori. Il Maestro capì che “lo volevano estromettere dal giornale”, e, con quel modo esplicito ed energico che lo contraddistingueva, chiarì le ragioni che lo avevano portato a disapprovare le attività amministrative dei repubblicani.
“Dichiaro” disse “che da questo giorno Il Cittadino finisce”, e si dimise dal suo piccolo grande giornale, salutando idealmente i personaggi che spesso ricordava nei suoi articoli: Saladini, Gaspare Finali, Eligio Cacciaguerra, Don Giovanni Ravaglia e altri ancora, uomini molto diversi fra loro, sia per estrazione sociale che per educazione. Correva l’anno 1911.
Trovanelli era il “dotto di Cesena” (così lo definiva il filosofo Benedetto Croce), “Studioso e ricercatore di cose storiche molto serie” (Renato Serra).
Trovanelli scriverà ancora una sola ultima volta sul Cittadino, in occasione della morte di Gaspare Finali.
Nel 1915, solo, nel suo studio, Trovanelli ci lasciò. Lo trovarono col capo reclinato su di un libro di storia. Era partito verso quella “Storia” che era stata ragione e scopo della sua esistenza.

Era solito dire
“Sono sempre pronto a partire, ma non conosco la destinazione”

Vedi i versi “Ama e sospira” scritti da Nazzareno Ttrovanelli