Candina Fusaroli classe 1906

Candina Fusaroli classe 1906 se ne è andata lievemente, avrebbe compiuto i 100 anni nell’aprile prossimo. Era la socia più anziana della nostra Società. Leggeva il nostro giornale con quella sua lente d’ingrandimento (per via di una fastidiosa cataratta) e quando andavo a trovarla aggiungeva, spesso, un suo commento. Un gran bel ricordo serberò di Lei per la sua saggia ed intelligente disposizione a raccontare con lucidità, precisione fatti inerenti la miniera e non solo.
La sua famiglia, originaria di Cesenatico, aveva gestito un bettolino-bottega alla Boratella sin dal 1870; quando le miniere di zolfo cominciarono ad andare in crisi aprì uno spaccio-bottega poco distante in quel di Monteiottone. La Candina portò avanti sin verso ai primi 60 del ‘900 l’attività paterna. Poi il trasferimento a Cesena, ma rimanendo sempre in contatto con il suo paese e con le sue radici; al funerale a Monteiottone, dove è ritornata, c’erano tutti. L’avevo conosciuta, casualmente, quattro anni fa e da subito fu disponibile a raccontarmi tanti episodi che puntualmente trovavano riscontro nei documenti ufficiali. Nel scorso mese di marzo 2005 è uscita la settima edizione del fortunato e gradevole libro di Tino dalla Valle “La Romagna dei nomi” (edizione del Girasole – Ravenna). Lo scrittore romagnolo, anche lui defunto improvvisamente nel dicembre 2004, riceveva a Milano, dove risiedeva, il nostro “Paesi di Zolfo”. Lo leggeva ed annotava i nomi, un po’ particolari, via via che nelle nostre rubriche comparivano. Evidentemente il personaggio e il racconto fattomi dalla Candina, comparsi nel nostro giornale n° 4 del 2002, l’avevano toccato. A pag. 210 scrive: “… possiamo citare la signora Candina Fusaroli di Cesena che ha compiuto, lucidissima, i 98 anni. Proseguendo il lavoro di famiglia, per molti anni Candina ha gestito uno spaccio con osteria nella zona delle miniere di zolfo a Boratella, sopra Cesena, ed oggi è una memoria storica di quel periodo fra la seconda metà dell’800 e la prima metà del ‘900 quando varie miniere di zolfo si erano aperte in quella zona dell’Appennino e sono andate via via esaurendosi. Una storia che oggi la benemerita Società di ricerca e studio della Romagna mineraria sta cercando di recuperare con testimonianze e pubblicazioni di grande interesse…”-
(ppm)